Mancano una manciata di mesi al referendum che dovrà sancire l'eventuale presenza di una Voce Indigena in Parlamento.
Una proposta di modifica costituzionale che mira a garantire una maggiore rappresentatività delle popolazioni Aborigene e delle isole dello Stretto di Torres nella legislatura australiana.
Nella scorsa giornata di venerdì, il Solicitor-General Stephen Donaghue ha reso noto il parere dell'avvocatura di Stato.
Come riporta ai microfoni di SBS Italian il commentatore di politica australiana Paul Scutti, l'avvocatura ha confermato che "non ci sono problemi con il quesito referendario e che anzi, se la proposta dovesse essere accolta, la Voce Indigena migliorerà il sistema democratico australiano. La creazione di una camera consultiva per le popolazioni indigene non porterà ad un aumento delle cause legali nei confronti del governo federale".
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Secondo l'avvocatura di Stato, la proposta di modifica costituzionale mira a migliorare il sistema democratico australiano e a facilitare il dialogo tra le popolazioni indigene e il governo federale, rettificando i problemi presenti nell'attuale sistema.
In questi giorni il governo australiano è anche al lavoro sul budget. Si sta discutendo di grandi tagli fiscali, ma anche di aiuti e di finanziamenti aggiuntivi per i genitori single.
Si ragiona anche di un possibile rialzo del budget destinato alla costruzione di missili, e il governo ha fatto sapere che intende rimodulare le spese relative alla difesa.