Il referendum per la Voce: cos'è e perché si terrà in Australia

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Bandiere australiane, aborigene e dello Stretto di Torres. Source: AAP / LUKAS COCH/AAPIMAGE

Tra qualche settimana, gli australiani si pronunceranno sulla Voce Indigena in Parlamento con un referendum. Ecco quello che c'è da sapere: perché si tiene, e dove e come reperire informazioni in modo da farsi un'idea chiara per il momento del voto.


Gli australiani aventi diritto al voto saranno presto chiamati a decidere se aggiornare la Costituzione australiana, riconoscendo di fatto le persone indigene tramite l'istituzione dell'organo rappresentativo noto come "la Voce indigena in Parlamento".

Questa Voce sarebbe in pratica un gruppo di rappresentanti eletti con il quale il governo si dovrebbe consultare qualora ci siano problemi o atti legislativi riguardanti per persone delle First Nations.  

Il portavoce della Commissione Elettorale Australiana (Australian Electoral Commission, AEC) Evan Ekin-Smyth ha spiegato l'importanza che un referendum ricopre in questo processo.

Secondo Ekin-Smyth, “Un referendum è un voto nazionale su un aspetto particolare, volto a cambiare la Costituzione australiana.”
Il voto popolare è l'unica via per modificare la Costituzione. Il Parlamento non ha il potere per farlo.
Evan Ekin-Smyth
La Costituzione stabilisce il modo in cui il governo federale agisce, stabilendo anche le relazioni tra il Commonwealth, i singoli Stati e la cittadinanza, e quali leggi debbano esser prodotte dai parlamenti statali e quali dal parlamento federale. 

Nello specifico, in questo referendum si chiederà agli elettori di rispondere sì o no alla seguente domanda:  

“Una proposta di legge: alterare la costituzione per riconoscere le First Peoples australiane instituendo una Voce aborigena e dello Stretto di Torres.

Approvi questa proposta?”

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Una supporter del 'sì'. (AAP Image/Bianca De Marchi) Source: AAP / BIANCA DE MARCHI/AAPIMAGE
Per essere approvato, un referendum deve ottenere quella che si chiama una "doppia maggioranza". 

Come spiega Ekin-Smyth, “un referendum deve ottenere la maggioranza di 'sì' sia tra tutta la cittadinanza australiana che nella maggioranza degli Stati. Questo vuol dire che in almeno quattro dei sei Stati australiani deve vincere il 'sì'."

“Nei Territori, come quello di Canberra (ACT) e quelli del Nord (NT) si vota come negli altri Stati. Il loro voto ha esclusivamente valore per il conteggio nazionale. Questo significa che il voto nei Territori è molto importante per la maggioranza complessiva.”

Si verrebbe a creare così la Voce, ossia un gruppo di rappresentanti indigeni, equilibrato nei generi, eletti dalle comunità indigene per rappresentarle e dare consigli al Parlamento in caso di proposte di leggi che riguardino le comunità aborigene e dello Stretto di Torres.  
Questo organo, esclusivamente consultivo, non avrebbe il potere di approvare leggi, di porre il veto o decidere finanziamenti. Il Parlamento continuerebbe ad operare esattamente nello stesso modo. 

La professoressa Megan Davis fa parte della popolazione Cobble Cobble della nazione Barrungam, e presiede il dipartimento di legge costituzionale presso la University of NSW.

È stata anche parte della commissione di esperti per la Recognition of Aboriginal and Torres Strait Islander Peoples in the Constitution, che elaborò la proposta della Voce.  

Davis sostiene che altri Paesi hanno adottato modelli simili con successo. 

“Questa è una riforma adottata da altre democrazie nel mondo per assicurare che le istanze delle popolazioni indigene vengano ascoltate, nel momento in cui i governi producono leggi o manovre che le riguardano direttamente,” sostiene Davis.
Una delle ragioni per cui in Australia non abbiamo ancora chiuso questo gap è che i governi raramente si consultano con le singole comunità quando legiferano o adottano nuove strategie che le riguardano.
Professoressa Megan Davis
Non tutte le persone delle First Nations, però, sono a favore del 'Sì'.

Tra quelli che non sono d’accordo con l’istituzione della Voce ci sono anche noti politici aborigeni — tra cui la senatrice liberale del Northern Territory Jacinta Price e l’ex leader laburista Warren Mundine — i quali sostengono che la Voce servirebbe molto poco alla causa aborigena, e non risolverebbe i problemi.  

Man mano che il referendum si avvicina, i comitati per il ‘Sì’ e per il ‘No’ continuano a spedire nelle case degli australiani.
JACINTA PRICE VOICE PRESSER
La senatrice liberale Jacinta Nampijinpa Price. (AAP Image/Lukas Coch) Source: AAP / LUKAS COCH/AAPIMAGE
Il portavoce della commissione elettorale Evan Ekin-Smyth ha detto che l’ AEC sta preparando una campagna informativa per gli oltre 17 milioni di elettori australiani, e che saranno implementate varie modalità di voto. 

“Migliaia di seggi saranno aperti in tutta la nazione il giorno del referendum," sostiene Ekin-Smyth.

“Ci saranno anche seggi aperti per il voto anticipato nelle settimane che precedono il giorno stabilito, in modo che coloro che non potrebbero votare in quel preciso giorno possono comunque esercitare il proprio diritto/dovere. Agevoleremo anche il voto dall'estero, tramite voto postale e, per i non vedenti, il voto telefonico".
Il rappresentante dell'AEC Pat Callanan ha spiegato anche le diverse risorse disponibili per gli elettori. 

"Avremo materiale informativo in più di 30 lingue, disponibile sia sul nostro sito internet che via telefono, grazie al supporto di interpreti."

Callanan ha anche ricordato che tutti coloro che hanno il diritto di voto per le elezioni, hanno anche il dovere di votare per il referendum.   

In altre parole, il voto per il referendum è obbligatorio, esattamente come quello per elezioni politiche.

“Se siete cittadini australiani, dovete votare. In ogni caso, se non siete sicuri che i vostri dettagli siano propriamente registrati, controllate sul sito aec.gov.au che i vostri dati siano aggiornati.”

Ekin-Smyth è convinto che ognuno debba prender parte al dibattito ed informarsi sulla questione.  

“Pensate seriamente alla causa. Questo è quello che distingue un referendum da un'elezione politica. Non si pensa a quale condidato eleggere, bensì al problema,” ha aggiunto.
Fate la vostra ricerca con attenzione, prendete la vostra decisione e arrivate al seggio informati.
Evan Ekin-Smyth
Secondo Callanan, la cosa fondamentale da considerare è che il risultato di questo referendum avrà conseguenze importanti.

“Dire la propria è fondamentale, qualsiasi sia la vostra idea. A noi dell'AEC non interessa cosa la gente voti, ma che si presenti alle urne, e l'esprimere la propria opinione è una cosa veramente speciale. Pertanto, raccomandiamo alle persone di prendere la cosa sul serio.”

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