La voce aborigena quasi assente a Glasgow

Red sand in the hands of an aboriginal person.

"Siamo i custodi, siamo qui da 65.000 anni, prendendoci cura della terra... due o tre cose le conosciamo" Source: Getty Images/Holger Leue

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Più di 25.000 persone sono accreditate alla COP26, e tra queste decine di funzionari del governo australiano, ma ci sono solo quattro rappresentanti delle comunità aborigene e isolane dello Stretto di Torres, che si sono dovuti pagare il viaggio di tasca propria.


Glasgow, la più grande città della Scozia, sta ospitando in questi giorni la COP-26, la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite a cui partecipa anche l'Australia.

Pare che il padiglione australiano alla COP-26 sia particolarmente apprezzato per i suoi caffè gratuiti, meno per la promozione di un'azienda che opera nel settore dei combustibili fossili.

Manca però quasi interamente la voce delle First Nations. Non ci sono infatti persone aborigene o isolane dello stretto di Torres, né si trova alcuna menzione visibile dei custodi tradizionali nel padiglione australiano.
Le comunità indigene di altre nazioni, in particolare quelle originarie del Sud America, hanno una presenza ampia ed evidente a Glasgow, mentre gli attivisti per il clima aborigeni sentono di dover combattere per poter essere ascoltati.

Nel piano del governo per raggiungere lo zero netto, "The Australian Way", non si trovano riferimenti alle popolazione aborigene ed isolane dello stretto di Torres.

Originaria delle zone remote del Northern Territory, Nikki Dank è arrivata da Dubai, dove vive, a Glasgow, grazie al crowdfunding, per portare anche la voce della popolazione aborigena d'Australia.
Siamo i custodi, siamo qui da 65.000 anni, prendendoci cura della terrra... due o tre cose su come prenderci cura di questo posto le sappiamo.
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La voce aborigena quasi assente a Glasgow

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05/11/202105:21
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