L'Australia è pronta per una rappresentanza Indigena in Parlamento?

SYMBOLIC RECONCILIATION MARCH IN SYDNEY

(Original Caption) Sydney Harbour Bridge was closed to traffic for the 4th time since its construction 68 years ago in order to host the reconciliation march. (Photo by John van Hasselt/Sygma via Getty Images) Credit: John van Hasselt - Corbis/Sygma via Getty Images

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Il governo Albanese si è impegnato a indire nel 2023 un referendum per la creazione di una Voce Indigena in Parlamento. Una riforma costituzionale era stata già presa in esame 20 anni fa. Quanto è cambiato il Paese da allora?


IN EVIDENZA
  • Nel corso del 2023 verrà indetto un referendum per introdurre una voce aborigena in Parlamento
  • Una possibile riforma della Costituzione era già stata ipotizzata in passato
  • Il dibattito sul referendum sta creando divisioni all'interno della Coalizione
Il governo Albanese si è impegnato a indire un referendum per introdurre una voce aborigena in Parlamento (Indigenous Voice to Parliament), nel corso del 2023.

Sono passati vent'anni da quando l'allora Primo Ministro John Howards aveva ipotizzato per primo una riforma della Costituzione. Ma l'iter si era presto arenato.

Nel maggio del 2000, moltissime persone presero parte a una marcia lungo l'Harbour Bridge a Sydney per chiedere che venisse intrapreso un percorso di riconciliazione tra le anime del Paese.

Una manifestazione simile si svolse all'epoca anche a Melboune, dove attirò un numero impressionante di partecipanti.
Nello stesso anno, il Council for Aboriginal Reconciliation presentò al governo un documento per la riconciliazione che conteneva alcune raccomandazioni-chiave: porgere le scuse ufficiali alle cosiddette Stolen Generation; implementare un trattato con le popolazioni indigene; indire un referendum per cambiare il preambolo alla costituzione e riconoscere i popoli Indigeni come i primi popoli dell’Australia.

Il governo di Howard prese in esame le raccomandazioni, ma ne respinse subito tre.

Gli allora ministri, infatti, avevano gudicato come inappropriate le scuse a nome della nazione e temevano che un trattato potesse creare divisioni. I rappresentanti del governo stabilirono che non ci fossero motivi validi per indire un altro referendum, visto che una proposta simile era stata respinta dal popolo australiano nella consultazione del 1999.
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03/06/202108:07
Solo nel 2007, a distanza di sette anni, l'allora primo ministro Kevin Rudd ha pronunciato un discorso di a nome del Paese per il dolore inflitto alle generazioni rubate e alle loro famiglie.

Ora che il governo Albanese ha promesso di indire un referendum per chiedere di riconoscere gli aborigeni e gli isolani dello Stretto di Torres nella Costituzione e sancire una voce indigena in Parlamento, si è creata una spaccatura all'interno della Coalizione.

I National non credono che una rappresentanza parlamentare non possa davvero colmare il divario che esiste e perciò non sosterranno l'inizativa. Il Partito Liberare non ha ancora chiarito la sua posizione, ma l'ex ministra Amanda Vanstone teme che si possano creare motivi di frizione.

Marcia Langton, esponente del Voice Senior Advisory Group, ha invitato la Coalizione a tenere conto di quello che pensa la società australiana di oggi.

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